Perché si continua a dire che le storie di Apollo 20 e Apollo 19 sono due "bufale"? In particolare gli ufologi paiono i primi nemici del caso...
"Ognuno è libero di sostenere le sue tesi e le sue opinioni, nel rispetto reciproco. Io non porto il vessillo del caso sostenendo che le missioni sono avvenute senza ombra di dubbio. Io ho sempre avuto un approccio al caso che reputo giornalistico, di ricerca, facendo i dovuti distinguo e sospendendo il giudizio quando necessario. Ho dei limiti, come tutti, e posso sbagliarmi, come tutti. Se diversi ufologi italiani sostengono quello che lei dice, mi verrebbe da rovesciare la domanda: io stesso ho militato nell'ufologia e sostengo un'opinione diversa sin dall'inizio del caso. Sono in corrispondenza da tempo con ufologi, giornalisti, ingegneri, scienziati stranieri ed italiani che hanno un'altra opinione rispetto a quella da lei citata, e dimostrano maggiore apertura mentale. I conduttori radiofonici americani di nome Kevin Smith e Zen Garcia, l'ingegnere britannico Colin Andrews che vive negli States, l'ufologo e giornalista Maurizio Baiata, la giornalista Sabrina Pieragostini di StudioAperto, il conduttore radiofonico e giornalista Stefano Famà e l'ufologo Salvatore Giusa, sono solo alcuni di essi. Inoltre: visto che si tratta di presunte missioni spaziali segrete (Apollo 19 e 20), avvenute negli anni '70 del secolo scorso sotto l'egida del Dipartimento della Difesa americano (coinvolta in primis l'USAF, ma sostenuta soprattutto da tecnologia e tecnici NASA) e in collaborazione con i sovietici, gli UFO - nell'accezione di oggetti volanti non identificati ed avvistati in volo - in questo caso c'entrano poco, visto che si parla di oggetti immobili e ricoperti di polvere selenica. Casomai sono oggetti lunari non identificati. ULOs. Gli obiettivi di tali presunte missioni spaziali classificate sarebbero state strutture artificiali extraterrestri presenti sulla faccia nascosta della Luna, scoperte dai sovietici prima e dagli americani poi. Fra tali strutture vi sarebbero velivoli alieni abbattuti, o caduti causa avaria, e risalenti a un remoto passato. Dunque, un caso che dovrebbe interessare il giornalismo investigativo, la storiografia della Guerra Fredda e della conquista spaziale e dei suoi retroscena, l'archeologia spaziale sull'onda dei dibattiti alla Kolosimo. Sono stato non solo un giornalista pubblicista, ma anche per alcuni anni - fino alle mie dimissioni - un socio della più prestigiosa associazione ufologica italiana. Ricordo durante gli ultimi mesi della mia militanza un grande interesse e una grande curiosità verso l'Apollo 20 (non solo polemiche o attacchi faziosi): non per niente fui invitato a Lucca da Moreno Tambellini del Gruppo SHADO per relazionare sul caso in occasione della settima edizione del Convegno Ufologico Toscano “Città di Lucca” (ottobre 2007). Certo, poi vi fu da parte di taluni (in forma anonima e non) un attacco violentissimo - al vetriolo - all'intera storia, nel quale furono anche riportate diverse inesattezze, fuorviando il pubblico. Le polemiche mi interessano poco. Dico soltanto che certi individui scrissero in Rete, e non solo, cose false sui miei articoli, sul mio conto, ma soprattutto sulla divulgazione del caso; imputo quasi interamente ciò a mancanza di serietà e rispetto. Fatte le dovute eccezioni per chi è in malafede..., ovviamente".
Il libro aggiunge qualche novità decisiva?
"Se lei si riferisce al mio recente libro "Apollo 20 The Disclosure" – edito in lingua inglese con Lulu.com – la risposta è sì. La prima parte è costituita per lo più dai miei articoli e dalle mie interviste in lingua inglese e già divulgati sul mio sito negli scorsi anni, consultabili liberamente da chiunque. La seconda parte del mio saggio è quella – diciamo – inedita fino a questa pubblicazione, scritta appositamente come frutto di corrispondenze, studi, letture e considerazioni sull'intera vicenda. Vi sono anche alcune rivelazioni di “retiredafb” e di “moonwalker1966delta”, che in passato ritenni di non divulgare, in attesa di capire meglio la loro portata. Diamo qualche anticipazione su alcune delle mie conclusioni: Alexei Leonov effettivamente fu in visita negli States nell'anno 1993, come indicato dal comandante dell'Apollo 19 ("moonwalker1966delta") nella mia intervista; i due si sarebbero incontrati a San Antonio, in Texas. Inoltre sono venuto a conoscenza, leggendo e studiando i memoriali degli astronauti, che David Scott dell'Apollo 15 (la sua voce è presente nell'audio del materiale video diffuso da “retiredafb” in Rete) è stato in passato coinvolto in un progetto della massima segretezza dell'Aeronautica americana, per addestrare astronauti militari nell'ambito del Progetto "Blue Shuttle," un programma poi cancellato. Chi ha inserito la sua voce nel materiale di YouTube, non l'ha fatto a caso. Evidentemente conosceva ciò ed altri particolari che forse vedrebbero Scott coinvolto nella missione Apollo 19. Gli altri nomi altisonanti che divulgo e commento, li lascio alla curiosità del lettore. Sono abbastanza sicuro di aver correttamente interpretato la presenza del materiale audio e video che contamina il "disclosure" dell'Apollo 20, inquinandolo, e che ha fatto gridare alla bufala: si tratterebbe di messaggi in codice lanciati sia al pubblico sia agli stessi astronauti collegati alle vicende in oggetto. Per dare degli indizi da rebus al pubblico attento, e per chiamare in causa chi sa. Forse anche per non dare troppa credibilità alla storia. Ma questa è una mia interpretazione, naturalmente. Anche se ciò sarebbe in linea con le strategie di informazione/disinformazione portate avanti da certe sfere politiche e d'intelligence".
È stato dimostrato che tante immagini circolanti nella Rete, comprese quelle su YouTube, sono dei falsi. Non crede che sia un duro colpo alla credibilità della vicenda?
"Chiariamo subito una cosa: i video diffusi sono tanti, e non è mai stato dimostrato, ad esempio, che il presunto dialogo radio dell'incidente dell'Apollo 19 e il relativo filmato siano un falso; che l'ingresso dei presunti astronauti dell'Apollo 20 visti di spalle insieme a dei tecnici indossanti tute contrassegnate NASA e North American Rockwell Corp. (poi Rockwell International), verosimilmente presso una torre di lancio, sia un video costruito ad hoc. Né che provenga dall'archivio di una precedente missione Apollo, spacciata per Apollo 20. Questo dovrebbe far riflettere. Per non parlare dei numerosi video diffusi dal secondo insider del caso: l'utente di YouTube “moonwalker1966delta”, il quale ha corretto ed integrato il resoconto del primo insider (“retiredafb”, alias William Rutledge). Aggiungendo informazioni tecniche e storiche importanti. I detrattori del caso continuano a sottolineare incongruenze effettive e presunte. Ma sin dall'estate della primavera del 2007 la vicenda - in tutte le sue sfaccettature - presentava luci ed ombre. L'ho sempre detto e scritto abbastanza esplicitamente. Ma la storia era ed è inserita in un contesto preciso: è collegata all'Apollo-Soyuz Test Project del luglio 1975 e a foto ufficiali provenienti dall'archivio Apollo che mostrano inequivocabilmente la presenza di un oggetto anomalo sigariforme sulla faccia nascosta della Luna, ad ovest della Piana di Fermi e a nord del Cratere Izsak, nei pressi di quello che William Rutledge ha indicato come cratere “Izsak D”. Un'anomalia di cui mai nessuno si era interessato, prima di allora, per quanto ne sappia. Quando c'era da mettere in risalto il cosiddetto video della “City” (la “Station One” secondo il programma di esplorazione lunare dell'Apollo 20) e la sua palese costruzione, realizzata manipolando immagini d'archivio scattate sul suolo lunare dall'Apollo 17, e unite alla voce dell'astronauta David Scott (Apollo 15), l'ho fatto e non ho perso occasione per sottolineare questa ed altre contraddizioni: come un inglese grammaticalmente claudicante da parte di “retiredafb”, il dichiarato comandante dell'Apollo 20 (sospetto, quasi fosse volutamente un inglese zoppicante), o come la presenza nel materiale video non solo di fotogrammi relativi all'Apollo 11, ma anche di un audio proveniente dall'Apollo 11. Mi sono anche rivolto a William Rutledge insinuando il dubbio che egli fosse un impostore, ma dandogli la possibilità di dimostrare che egli sarebbe un un autentico insider, raccontando cose peculiari e poco note del programma spaziale. Sia nell'intervista che mi concesse e che realizzai nel maggio 2007, sia in seguito, egli ha dato prova non solo di conoscere dettagliati aspetti tecnici del volo spaziale Apollo, ma anche di conoscere presunti aneddoti storici che coinvolgono astronauti del programma: come una partecipazione di Buzz Aldrin a una marcia in onore di Martin Luther King, dopo il suo assassinio, e la presenza sulla Luna della bandiera americana di riserva dell'equipaggio dell'Apollo 11, usata da Armostrong ed Aldrin a terra, al Kennedy Space Center (KSC) durante l'addestramento all'EVA (l'attività extraveicolare). Piantata sulla Luna dall'equipaggio dell'Apollo 17, vicino al cratere Steno. Particolari storici poco conosciuti e tutti da verificare, ma decisamente da addetti ai lavori, se autentici".
Mi può ricapitolare i nomi dei componenti i due equipaggi e perché sono stati scelti proprio quegli uomini (circolavano altri nomi, ad esempio quello di Lind che appare pure in un marchio di missione...)? Mi ricorda anche da dove si vuole siano partiti?
"La prego di tenere ben separate la storia ufficiale del programma Apollo (e le relative missioni spaziali cancellate per motivi di budget, fra cui l'Apollo 19 e 20 e i relativi equipaggi) da una storia che vedrebbe una riprogrammazione delle missioni civili come missioni militari altamente classificate, sotto comando USAF e sovietico. E' evidente che l'unica tecnologia affidabile e testata per farlo a quel tempo era quella del programma Apollo. Ma è logico un cambio di mission patch, una volta cambiati gli obiettivi. Eccole allora i nomi degli equipaggi, stando alle testimonianze raccolte: primo equipaggio dell'Apollo 19, sciolto circa tre settimane prima del lancio: Stephanie Ellis (1946-1975), Alexei Sorokin (1931-1976) e John L. Swigert (1931-1982). L'equipaggio di riserva dell'Apollo 19 divenne dunque il primo equipaggio: "moonwalker1966delta" (ex astronauta Gemini e non solo) come comandante, un altro astronauta del programma ufficiale Apollo e un cosmonauta sovietico con eccezionali abilità mediche. Due dei tre nomi dei componenti il nuovo equipaggio di riserva dell'Apollo 19 sono divulgati nel mio libro. Componenti dell'Apollo 20 furono invece: William Rutledge (il cui vero nome è solo leggermente diverso, probabilmente) in qualità di Comandante, Alexei Leonov come pilota del modulo lunare, e Leona Marietta Snyder come terzo componente. Secondo "retiredafb" e "moonwalker1966delta" sarebbero partiti dalla base di Vandenberg, in California, che doveva essere poligono di lancio per i segreti Blue Shuttle. Proprio da Vandenberg fu lanciata verso la Luna la sonda militare Clementine, nel 1994. Le faccio presente che in tal caso il lancio avrebbe immesso il Saturno V in orbita polare, ma avrebbe richiesto una modifica al vettore, come ammesso dallo stesso "moonawalker1966delta" sul canale di YouTube, rispondendo a un lettore. A questa conclusione è pervenuto - senza conoscere la testimonianza - un ingegnere aerospaziale con cui ho avuto un colloquio privato mesi fa, al convegno organizzato dall'USAC del prof. Sebastiano Di Gennaro. Possibile anche un lancio dall'isola di Diego Garcia, nell'Oceano Indiano, come suggeritomi in una lettera da John Lear, ex pilota della CIA e testimone sulla tematica aliena".
Quali i punti convincenti e quelli più fragili (ammesso ci siano) della storia?
"Facendo l'avvocato del diavolo, dico che nessuna dichiarazione ufficiale di ammissione è stata fatta in proposito e che gli insider intervistati da me sono stati intervistati in condizioni non ottimali: mancano l'incontro faccia a faccia e l'ascolto della voce, che consentono lo studio della persona attraverso il linguaggio non verbale. Inoltre, vedere e parlare di persona con i protagonisti, avrebbe fugato molti dubbi sulla loro identità. Punti a favore del caso (intendendo punti che sottolineano che dei nuclei di verità sembrano presenti): ci sono le diverse foto scattate dall'Apollo 15 e 17, che mostrano inequivocabilmente la presenza di questo oggetto sigariforme, avulso dal paesaggio lunare, dove, ricordo, non esiste erosione eolica o idrica. Altri punti sono: il coinvolgimento di diversi nomi importanti di protagonisti, ancora oggi viventi, della storia della conquista spaziale. Se tutto fosse una frode, coinvolgerli significherebbe prima o poi esporsi a venti di tempesta causati da una giusta reazione da parte di chi vede usato il proprio nome con tanta leggerezza. Inoltre, c'è la testimonianza anonima postata sul forum di discussione di AboveTopSecret, risalente all'agosto 2008: anche se non si parla esplicitamente di programmi Apollo segreti, le analogie e le corrispondenze con la storia narrata da "retiredafb" sono notevoli. Il linguaggio usato e i concetti espressi sono coerenti e di un certo livello, non certo a firma di un ragazzino in vena di scherzi".
Che ne è stato del relitto della nave madre? E del suo contenuto?
"Non ne ho idea. Spostare un oggetto lungo fra i 3 ed i 4 km lo giudico un lavoro al di là delle nostre capacità, sia allora sia oggi, anche se sulla Luna la gravità è ridotta di molto rispetto alla Terra. Se si tratta di un autentico oggetto artificiale, fatto di leghe metalliche, esso sarebbe un relitto gigantesco. Suppongo sia ancora lì, qualunque cosa ne sia restato. Perché non rivolge la stessa domanda chiedendo a Giapponesi e Cinesi e Indiani, di rilasciare delle foto ad alta risoluzione della zona lunare in questione, per fugare ogni dubbio sulla sua natura? Scoprirà che sino ad oggi, per quanto ne sappia, della zona in questione che ritrae il misterioso oggetto, non esistono chiare foto di pubblico dominio rilasciate dalle agenzie spaziali asiatiche, che hanno spedito le loro sonde spaziali per mappare e studiare la Luna. Non lo trova sospetto? Riguardo ai presunti reperti alieni portati a bordo del modulo lunare, sottolineo che l'equipaggio del modulo lunare “Fenice” dell'Apollo 20, avrebbe parzialmente esplorato due astronavi, non una: quella sigariforme ma anche una a forma triangolare, poco distante, ma sempre gigantesca. È in quest'ultima che sarebbe stata trovata la creatura poi battezzata Monna Lisa. Ma è evidente che se la missione è avvenuta veramente, tali reperti costituirebbero il Sacro Graal del nuovo millennio. Qualcosa in grado di cambiare per sempre la nostra epoca, se divulgato ufficialmente. Soprattutto l'economia del mondo, come giustamente sottolineato dal dichiarato Comandante dell'Apollo 20 ("retiredafb"). Il caso Roswell docet".
Forse oggi sarebbe più difficile, con Internet, Tv satellitari, cellulari e un'informazione che viaggia ormai in tempo reale, nascondere la realtà. Ma non crede che anche per quei tempi fosse impresa mostruosa, se non impossibile, celare una verità così grande?
"Tantissimi segreti della Seconda Guerra Mondiale sono rimasti tali fino a pochi anni fa. Qui - nel caso dell'Apollo 19 e 20 - si parla del 1976 e degli anni precedenti necessari per approntare le missioni e addestrare gli astronauti ed i cosmonauti. Ma già il controverso conduttore radiofonico americano di nome Milton William Cooper (assassinato nel 2001 in uno scontro a fuoco) alla fine degli anni '80 parlava al pubblico – nel suo ruolo di ex sottufficiale dell'Aeronautica e della Marina Militare americana – di segrete missioni spaziali congiunte americano-sovietiche, di “motherships” di natura extraterrestre presenti sulla Luna. Come vede, dunque, eravamo stati già informati. E come vede, chi l'ha fatto fra i primi, esponendosi pubblicamente, da diversi anni è sotto un metro di terra. Probabilmente anche per altri motivi, non solo per aver denunciato il cover-up e la presenza aliena sulla Terra: come ad esempio i patti che le occulte élite governative avrebbero stipulato con entità intelligenti per sopravvivere e prendere tempo, e per evitare panico ed il collasso dell'ordine costituito. Forse oggi, in vista di grandi cambiamenti ormai alle porte, i tempi sono più maturi. Questo spiegherebbe la divulgazione controversa dell'Apollo 19 e 20... affidata alla Rete, in un gioco di luci ed ombre".
Fonte: http://misterobufo.corriere.it/
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