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16 agosto 2011

FRANCIA 1954: L'INCONTRO RAVVICINATO DI ANTOINE MAZAUD

DATA: 10 SETTEMBRE 1954
Nel 1954 l’occupante di un aeromobile a forma di sigaro dà la mano ad un agricoltore francese,lo abbraccia e se ne và.
L'incontro
Il dipartimento di Corréze fa parte della Limousin, una regione che comprende insieme ad altri anche i dipartimenti della Haute-Vienne e del Cantal. Nomi decisamente sopra le righe per chi s’interessa di ufologia, che ci riportano ad
alcuni casi eclatanti accaduti negli anni 60. Questa zona, che prende il nome dal ilume Corréze, che l’attraversa per tutta la sua estensione, fa capo alla prefettura di Tulle e la sua città più grande e quella di Brive-la-Gaillarde. Siamo nel cuore della Francia, nel Massiccio Centrale, tanto per intenderci. Un luogo la cui attività economica prevalente resta ancor oggi l’agricoltura e la pastorizia. Grandi estensioni di campagne e paesaggi collinari a perdita d’occhio, che s’interrompono qua e là con agglomerati di densità relativamente contenuta."La nouvelle vague" (che sarebbe la nuova ondata) di avvistamenti del 1954, che ebbe luogo in tutta la Francia e che scosse l’opinione pubblica de1l’epoca la sciando strascichi e interrogativi tuttora irrisolti, comprende anche l’episodio che stiamo considerando. In quegli anni, questa regione era scarsissimamente popolata e, per farla breve nella piccola frazione di Mouriéras, contigua al paesino di Bugeat, si conoscevano tutti. Era esattamente la sera del 10 settembre 1954 e Antoine Mazaud, robusto contadino ultra cinquantenne calmo e sensato, aveva trascorso il pomeriggio a lavorare nel suo campo d’avena. Al calare delle tenebre, verso le 20:30, con la sua forca in spalla s’incammino per il sentiero infossato a strapiombo che costeggiava i monti Monneidières e che,serpeggiando tra due siepi, conduceva,a casa sua, sita a circa un chilometro e mezzo dal campo. Giunto all’altezza di un boschetto, si fermò a riprendere un po’ il fiato e posò la forca per fumarsi una sigaretta per uno o due minuti. Poi rimise in spalla l’attrezzo e riprese la strada.
Seguiamo il succedersi degli eventi direttamente dalle sue parole:




"Avevo fatto giusto qualche passo ed era appena scesa l’oscurità, quando mi trovo faccia a faccia con una persona sconosciuta, conciata in modo strano. La persona, di altezza media, aveva una specie di casco senza il paraorecchie, un po’ come quello dei motociclisti. Il mio primo riflesso e’ stato d’impugnare la forca. In quel momento mi sentii come congelato dalla paura. Anche l’altro era immobile. All’improvviso molto dolcemente, vedo che avanza verso di me, facendo con il braccio una sorta di gesto sopra la testa. Ho creduto che volesse tranquillizzarmi, forse salutarmi, o esprimermi la sua amicizia. L’altro suo braccio era teso verso di me, ma non ho avuto l’impressione di una minaccia, anzi il contrario. Non sapevo cosa fare.
Dopo un primo momento di panico, in cui mi chiedevo con chi avessi a che fare, pensai che si trattasse di un pazzo che si era mascherato apposta. Siccome continuava ad avanzare lentamente verso di me gesticolando in modo bizzarro, ne dedussi che non aveva l’intenzione di attaccarmi. Adesso lo avevo proprio davanti. Allora tenendo sempre la mia forca nella mano destra, gli tesi la sinistra, un po’ esitante L’ afferrò stringendola forte, poi bruscamente mi strinse contro di lui, attirando la mia testa contro il suo casco. Ero sbalordito. Tutto questo si svolse nel completo silenzio. Ripresomi dallo stupore, presi coraggio e gli dissi buonasera. Lui non disse niente, mi passo davanti e si allontano di qualche metro nell’ombra spessa del bosco. Mi sembrò che si mettesse in ginocchio.
Qualche secondo dopo sentii un sibilo leggero come il ronzio di un’ape e vidi alzarsi in volo, tra i rami, una specie di apparecchio scuro, a forma di sigaro, rigonfio ad un’estremità e lungo dai tre ai quattro metri. Passò sotto i fili dell’alta tensione e scomparve nel cielo notturno, verso ovest, in direzione di Limoges.
È in quel momento che mi sono calmato. Mi lanciai verso la direzione in cui era scomparso , ma evidentemente era troppo tardi".

Alle 20:50 Mazaud arrivò a casa.
Sua moglie gli domandò che cosa fosse successo, perché lo vide pallido e con le mani tremanti Un po’ preoccupata dello stato in cui versava il marito, chiamo suo figlio, che era insegnante a Bort-les-Orgues. Messo alle strette dai famigliari, dopo qualche frase di circostanza per evitare problemi, Antoine dovette cedere e finalmente accettò di raccontare del suo incontro, facendosi promettere di non parlarne ad altri, col timore di essere deriso e preso in giro.
La signora Mazaud, nonostante tutto,non riuscì proprio a tenersi quel peso sullo stomaco e raccontò l’episodio alla sua vicina, ricevendo la promessa che non avrebbe aperto bocca. Ovviamente la vicina, a sua volta, confido tutto al droghiere, poi giunse alle orecchie del panettiere, quindi a quelle del macellaio, per arrivare all’ufficio dei gendarmi, i quali informarono la polizia di Tulle.
Passando parola, di bocca in bocca, la storia si diffuse sempre più arricchita di nuovi particolari non necessariamente corretti, finché il giorno seguente tutti nella zona erano al corrente dell’accaduto. Fu comunque soltanto due giorni dopo, che ne ebbero sentore anche le autorità giudiziarie di riferimento del paese. Così il 12 settembre il tenente della Gendarmeria di Ussel aprì l’inchiesta ufficiale interrogando Mazaud che, dopo aver smaltito la comprensibile arrabbiatura e reticenza iniziali, finì col raccontare l’episodio. Più tardi il signor Bernard, commissario di Tulle, insieme al suo col-laboratore l’ispettore Gratis ed ai gendarmi di Bugeat, seguiti da qualche giornalista, effettuarono il sopralluogo sul sito dell’incontro che si rivelò inconcludente, poiché non vennero rilevate tracce né indizi particolari. Bisogna notare che erano comunque trascorsi due giorni ed era piovuto parecchio. l gendarmi non furono in grado, quindi, di appurare se il testimone avesse mentito o se avesse detto la verità.
Le uniche cose che poterono verificare con certezza furono che la sua reputazione era eccellente, che era un uomo taciturno, un gran lavoratore, equilibrato e sprovvisto della minima immaginazione. Uno dei giornalisti presenti al sopralluogo delle autorità, così scrisse su un giornale locale:

“Nelle sue dichiarazioni c’e un indiscutibile tono di sincerità. Non ha la reputazione di un burlone o di un esaltato e gli inquirenti non rilevano la minima contraddizione nel suo racconto.”

Altre testimonianze
Il noto ufologo francese, Aime Michel, interessatosi personalmente al caso, notò che il commissario delle informazioni Generali di Tulle, signor Bernard, disse di essere stato colpito, come tutti del reto, dalla serietà del testimone involontario di questo strano avvenimento. Egli fece inoltre rilevare che le autorità avrebbero probabilmente archiviato l’episodio come una storia che non stava né in cielo né in terra, se non avessero riscontrato durante l’inchiesta che, la sera stessa dell’accaduto, qualche istante dopo che il signor Mazaud aveva visto partire l’apparecchio verso ovest, in direzione di Limoges…
Alcuni abitanti di questa località avevano effettivamente avvistato un oggetto volante in cielo, proveniente da est verso ovest. Venne descritto come un disco rossastro che lasciava una scia bluastra. Queste testimonianze erano state raccolte dalla polizia molto prima che la vicenda del signor Antoine venisse resa pubblica e conosciuta anche a Limoges. Un ulteriore punto a favore del testimone venne registrato allorché fu verbalizzata la testimonianza del signor George Frugier, trent’anni, sempre di Limoges. Costui annotò la data e l’ora esatta dell’avvistamento (10 settembre, qualche istante dopo le 20:30) e accantonò l’appunto, ricordandoselo solo il giorno 14 settembre, data in cui i giornali pubblicarono il racconto, convincendo così la sua famiglia, decisamente scettica al riguardo.
Premesso che all’epoca dell’avvenimento Antoine Mazaud aveva esattamente 58 anni ed era un uomo dalla solida corporatura, alto 1,82 metri, entriamo meglio nei particolari di questa affascinante storia e andiamo a rivedere le risposte alle diverse interviste, affidandoci ai giornalisti presenti sul posto il giorno del sopralluogo. Il luogo esatto dell’incontro era (ed e’) dislocato sulla strada per Tarnac.

“Mi potrete interrogare cento volte, e cento volte io vi risponderò nella stessa maniera, perché non mento. Allora, ho riconosciuto la sagoma di un uomo che procedeva verso di me ", ha precisato il contadino.

Quanto era alto ?

“Di media altezza”

Che cosa è successo poi?"

“Mi si è avvicinato, mi ha stretto la mano, ha tolto il suo casco, una sorta di elmetto metallico, come quello che indossano i motociclisti, ma sprovvisto di proteggi mento, poi mi ha abbracciato, senza alzare mai la testa ”

Le ha parlato?

“No, non ha emesso alcun suono. Perplesso, ho lasciato cadere a terra il forcone che portavo sulla spalla e l’individuo si e avviato frettolosamente verso i campi.”

Non ha provato a seguirlo?

“Nient’affatto, ero come paralizzato; forse con un amico al mio fianco avrei potuto rincorrerlo. Dopo un attimo di smarrimento mi sono ripreso e il mio sguardo è stato catturato da un oggetto dalla forma oblunga, che si alzava lentamente da terra ed emanava una luce fioca. Mi è sembrato che questa cosa passasse poi sotto la linea elettrica che fiancheggia la strada di Tarnac, Di profilo poteva sembrare lunga… non più di sei metri.”

La reazione della stampa


La reazione del commissario Bernard fu di sconcerto, poiché i gesti che il contadino ripeteva corrispondevano esattamente al contenuto della deposizione fatta mezz’ora prima e registrata dall’ispettore Gratis. Se andiamo a vedere i vari articoli pubblicati all’epoca, scopriamo che alcuni giornali snobbarono tutta la faccenda alla luce di alcune incongruenze colte nelle dichiarazioni del testimone.
Scriveva un quotidiano del Massiccio Centrale:

“L’essere che ho baciato era basso" ha detto Antoine Mazaud. Aggiungendo poi "Mi ha baciato senza alzare la testa". Antoine Mazaud è alto circa 1,80 metri, risulta difficile credere che un individuo di piccola statura possa baciarlo senza sollevare il capo. In realtà alcuni giornalisti non si erano limitati a riportare le dichiarazioni del contadino ma, nell’intento di suscitare scalpore. si erano fatti influenzare dalla gente del posto. che aveva infarcito la storia con particolari che, in effetti, non avevano alcun fondamento. Antoine non dichiarò mai alle autorità di essere stato baciato dallo sconosciuto, ma solamente che fu abbracciato, L`individuo che incontrò la sera del 10 settembre, non aveva niente di strano nel suo abbigliamento. e nel suo aspetto, tranne la forma particolare del casco che portava in testa. Quando si trovò faccia a faccia con il contadino inclinò più volte il capo per salutarlo, gli tese la mano e quindi lo abbraccio. Mazaud tese la mano e lo sconosciuto si avvicinò tenendo sempre il capo chino. Gli strinse calorosamente la mano e attirandolo a sé lo abbracciò frettolosamente. Considerando le risposte date dal testimone nelle varie interviste, in cui lui stesso dichiarava si è avvicinato, mi ha stretto la mano, ha tolto il casco, poi mi ha abbracciato. senza alzare mai la testa" dobbiamo immaginare che prima di abbracciarlo si sia rimesso il famoso copricapo. Questo perché poi nel rapporto alle autorità precisò che l’altro lo afferrò "attirando la mia testa contro il suo casco..". Sbalordito, Antoine comunque lo lasciò fare e non riuscì neanche a rendersi conto di ciò che gli stava capitando. Lo sconosciuto si allontanò a grandi passi e il contadino, ripresosi dal comprensibile smarrimento iniziale, corse a vedere che fine avesse fatto, ma gli fu subito chiaro che l’essere se n’era andato sull’aeromobile che aveva sentito e visto decollare, sfiorando i fili dell’alta tensione. Tutta la scena durò circa un minuto e nessuno dei due protagonisti pronunciò una sola parola. La sensazione di averla scampata bella affioro in seguito, durante le varie interviste.

"Temevo un altro incontro di questo tipo, magari meno pacifico" dichiaro infatti ad alcuni giornalisti.
"Mi sono pentito di non aver ucciso lo sconosciuto a colpi di forca per sapere chi fosse" avrebbe detto agli ufologi inquirenti.
Sul momento Mazaud non aveva pensato che il visitatore potesse essere una creatura extraterrestre, l’idea degli alieni e dei dischi volanti gli era sconosciuta. Fu a seguito delle impressioni suscitate dalla stampa che egli finì col definire lo sconosciuto come "il mio marziano". In effetti Marte non c`entrava (e non c’entra) proprio niente, sia ben chiaro. ll racconto del protagonista, nella sua genuinità e freschezza, è ibrido, ma non per colpa sua.
Egli aveva riferito i fatti così come si erano svolti, senza alterare nulla. Se da una parte le sue parole ci fanno pensare ad un essere non umano, dall'altra il comportamento dello sconosciuto sarebbe riconducibile ad una normale persona
che saluta calorosamente un conterraneo incontrato per caso durante una comune scampagnata. Non stupiamoci, allora, se qualche giornale di quel periodo tentò di screditare la storia affermando che il testimone era stato condizionato e suggestionato dalla grande ondata di avvistamenti in corso in quell’annata. In pratica, scrissero che il contadino aveva semplicemente incontrato un normale pilota in difficoltà. che poi sarebbe salito su un comunissimo elicottero e volato via.



Curiosità e annotazioni
Nella narrazione il testimone riporta un fatto a prima vista insignificante ma per me molto importante.
L’essere per ringraziare il contadino che aveva abbassato il forcone si porta la mano alla testa in segno di gratitudine/saluto quasi a toccarsi la fronte. Ebbene questo gesto e riportato in tantissimi casi di incontri fortuiti ma pacifici specialmente negli anni 50’ e metà anni 60’. Anche in un famoso caso gli esseri atterrati nei pressi di una fattoria fecero capire a un incredulo contadino di avere bisogno cortesemente di acqua… l’uomo perplesso/impaurito decise di porgergli dell’acqua vista la richiesta comunque gentile… del resto gli avevano chiesto solo un po’ d’ acqua una richiesta che difficilmente si rifiuta anche agli estranei.
Gli esseri una volta ricevuta l’acqua fecero capire di essere molto grati al contadino e inclinando leggermente il busto portarono la mano alla fronte… poi rientrati per pochi istanti all’interno del disco riuscirono per porgere alcuni biscotti” (una sorta di pane piatto) al contadino per ringraziarlo, facendogli capire che l’acqua di cui avevano bisogno serviva per la loro realizzazione.
Sembra proprio essere un gesto di ringraziamento e gratitudine misto a saluto. Una specie di “grazie ti sono riconoscente, ora mi congedo da te…”.

fonte: Articolo di Carlo Pirola pubblicato nel 2010


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