Il celebre genetista della Oxford University Bryan Sykes, noto per essere stato il primo a pubblicare, nel 1989, il profilo genetico ottenuto dalle ossa di un essere umano antico, è deciso a mettersi sulle tracce dello yeti per svelare il mistero della sua esistenza. "Molte cose che ho fatto nell'arco della mia carriera sembravano impossibili e stupide all'inizio, ma hanno ottenuto risultati impressionanti" ha dichiarato Skyes. Il team di Oxford, in collaborazione con il Museo di Zoologia di Losanna, ha pubblicamente richiesto a tutti i criptozoologi del mondo di inviare campioni di materiale organico per farlo analizzare tramite le più moderne apparecchiature scientifiche. "Sto sfidando e invitando i criptozoologi a farsi avanti con le prove invece di lamentarsi che la scienza rifiuta ciò che hanno da dire". Il progetto si chiama Oxford-Lausanne Collateral Hominid Project, e consentirà ai criptozoologi di tutto il mondo di inviare i propri campioni di pelle, peli e altro materiale biologico affinché ne venga analizzato il genoma.
Per evitare di essere bombardati di richieste di analisi, i ricercatori accetteranno soltanto i campioni forniti di dettagli accurati sul ritrovamento, dando precedenza al materiale provvisto di documentazione fotografica o video. Una volta eseguita la raccolta dei campioni (dovrebbe concludersi a settembre di quest'anno), i ricercatori tenteranno di ottenere il profilo genetico di ogni materiale organico ricevuto per effettuare comparazioni con le impronte genetiche di creature già note alla scienza.
"Come ricercatore ho alcune riserve nell'entrare in questo campo, ma credo che usare l'analisi genetica sia totalmente oggettivo; non può essere falsificata" spiega Skyes. "Per cui non mi sento costretto a mettermi nella posizione di credente o scettico nei confronti di queste creature".
Skyes conta di poter identificare almeno una ventina dei campioni ricevuti, e non nasconde una certa speranza di poter imbattersi in qualche curiosa scoperta. "Sarebbe fantastico se uno o più campioni dovessero risultare appartenenti a specie che non conosciamo, magari primati, meglio ancora se ominidi". Tra gli ominidi sono inclusi ovviamente i nostri lontani parenti Neanderthal, ma anche i Denisovani, una specie ancora misteriosa che popolava la Siberia circa 40.000 anni fa.
Anche se Skyes giudica improbabile che lo yeti possa essere un uomo di Denisova sopravvissuto fino ad oggi, non ritiene di poter escludere questa possibilità fino al termine delle analisi genetiche. I risultati della ricerca saranno pubblicati probabilmente all'inizio del 2013 (l'analisi dei campioni inizierà questo novembre) su una rivista scientifica soggetta a peer-review (non è ancora chiaro quale rivista).
Chiamatelo Yeti, Bigfoot o Migoi, ma la leggenda di un ominide gigante che vaga per le terre emerse meno esplorate del pianeta fa parte di moltissime culture, dall'Asia al Nord America. Descritto come una creatura umanoide alta fino a 2, 40 metri e completamente ricoperta da pelliccia (fulva nel continente americano, bianca o argentata per la versione asiatica dell'ominide), la leggenda di un "uomo abominevole" è vecchia di almeno otto secoli, e non ha mai mancato di affascinare folte schiere di appassionati. Il problema di fondo, tuttavia, è quello di non poter affermare con certezza scientifica che queste creature esistano realmente. Il primo avvistamento, da parte di un occidentale, dello yeti himalayano risalirebbe addirittura al 1407; ma fino ad oggi nessuno è stato in grado di fornire una prova definitiva che possa mettere fine alla questione dell'esistenza di Bigfoot, dello Yeti o di qualunque altra versione della leggenda.
3 commenti:
Leggenda o realtà? Finalmente uno studio serio che raggruppi tutte le diverse osservazioni e le tracce verificatesi un pò in tutto il mondo . Personalmente io non credo si tratti di altro che di qualche animale già conosciuto, tipo orso, un pò più grande del solito ...vedremo a che conclusione arriverà la ricerca.
Se si ingrandisce la preseunta foto dello yeti pubblicata nell'articolo, si può notare che si tratta di una creatura con fattezze umane, che perdipiù si muove in posizione eretta muovendo le braccia per accompagnare il movimento come facciamo noi.Gli orsi hanno sì la facoltà di muoversi anche sulle due zampe, ma,anche quelli più abituati a farlo, come gli orsi addestrati dei circhi non possono farlo che per poco tempo, essendo un movimento non naturale per loro.Dai racconti dei molteplici testimoni che dicono, in varie parti del mondo, di aver visto lo yeti, emerge che si tratta di una creatura umanoide nell'aspetto, interamente ricoperta di uno spesso pelo.Non è quindi confondibile con una qualsivoglia specie di orso.Nel 1931 in Marocco venne scoperta una creatura dai tratti umanoidi.Si chiamava Azzo Bassou.Le poche foto che lo ritraggono, ricordano in maniera impressionante un neandertaliano o un pitecantropo.Andava in giro tutto nudo, utilizzando soltanto utensili e strumenti di fattura rudimentale, e riusciva ad articolare soltanto un paio di parole, spesso incomprensibili.Negli anni 70 L'Associazione studi preistorici internazioale,organizzò una spedizione in Marocco nel Sahara meridionale, ma Azzo era già morto.I suoi resti non furono visionabili perchè i tuareg residenti li consideravano"Intoccabili".Il dubbio riamane, ma se avete la possibilità di vedere le foto scattate dallo scrittore Jean Boullet, rimarrete sorpresi nel constatare la staordinaria somiglianza fra Azzo e le ricostruzioni attuali delle fattezze di certi ominidi preistorici.Nel mondo animale esistono diversi casi di creature sopravvissute da epoche arcaiche.Visto che non tutto il pianeta è stato esplorato al centimetro quadrato, la possibilità che esistano ancora in vita nostri lontani parenti non è affatto scartabile.E notizia di qualche giorno fa, la scoperta in fondo all'oceano di forme viventi vecchie di un'ottantina di milioni di anni.Giusto l'altro ieri. Jack
Questa creatura non può essere un semplice orso, bisogna prestare orecchio alle leggende e miti di questi popoli che annoverano contatti con queste creature nella loro cultura poichè un fondo di verità c'è senz'altro, e poi non bisogna avere un piglio troppo razionale a trattare questi argomenti, ufologia compresa, altrimenti non si va da nessuna parte.
Il famoso scalatore Reinhold Messner incontrò uno Yeti sulle montagne del Tibet nel 1986.
In USA invece Paola Harris si è occupata dei casi di contatto con il Bigfoot, ecco quanto viene riportato nella prefazione del suo libro ESOPOLITICA:
"..la comunità dei Bigfoot è già stata confermata da innumerevoli testimoni oculari in tutto il mondo. Uno in particolare è Jack Lapseritis, "autorità mondiale sul fenomeno Bigfoot/Sasquatch" e autore di "The Psychic Sasquatch and Their UFO Connection", che rivendica di possedere una sfilza di fotografie, di video e di resoconti personali con queste creature, che apparentemente arrivano sotto diverse specie, mostrano un sorprendente livello d'intelligenza e di abilità telepatiche, creano famiglie e allattano anche, e viaggiano per mezzo di porte dimensionali naturali, o portali, che vengono prodotti dai bioritmi planetari della Terra.
In alcuni casi queste entità sono state viste in compagnia di alieni grigi e di oggetti volanti non identificati.
Lapseritis ha davvero avvisato coloro che puntano a cacciare una di queste creature, "La cosa più importante è quella di essere totalmente non aggressivi. Se avete un fucile, appoggiatelo per terra. Se avete una pistola nella fondina, tiratela fuori ed appoggiatela per terra. Fategli vedere ciò. La creatura può vederla e sa che cosa è... non siate aggressivi neanche nella vostra mente" (cit. da Harris).
Questa informazione dovrebbe essere importante a livello nazionale e globale, poiché non siamo informati sulle capacità di tali esseri. Ogni connessione ragionevole con gli ETH deve essere presa in considerazione, ancora una volta ciò è imperativo per capire la comunità di Bigfoot. Sarebbe devastante per le nostre culture scontrarsi negativamente e uccidere uno della loro specie per il solo vantaggio scientifico del nostro popolo."
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