La curva dei monti Carpazi che prende il nome di Bucegi si porta sulle spalle da secoli le etichette esoteriche più disparate. Luogo di singolari attrazioni turistiche d’origine geologica come la sfinge e la babele, racchiude una moltitudine di fenomeni mistici riferiti quotidianamente dalle testimonianze degli abitanti del luogo.
Si tratta di avvistamenti di esseri eterei o mitologici, spesso confusi per elementi religiosi (molte croci cristiane si trovano nei luoghi delle “apparizioni”) e sopratutto misteriose scomparse tra le nebbie di quei monti.
I racconti narrano di persone ritrovate solo dopo giorni in qualche nascosta caverna o addirittura si racconta che ci si possa perdere in qualche grotta di quelle valli per ritrovarsi nel mezzo del deserto del Kansas...
Verità o finzione che sia gli occhi del mondo hanno iniziato a posarsi tra queste montagne con l’inizio di singolari terremoti che hanno portato ad una sensazionale scoperta.
Si dice che queste informazioni abbiano iniziato a filtrare lentamente proprio per espressa volontà del governo Romeno che vorrebbe informare il mondo di questa realtà ormai impossibile da mascherare. Va in ogni caso ringraziato il coraggio e la tenacia dimostrati dall’ex agente psicotronico del regime di Ceauşescu, Vasile Rudan, divenuto solo da poco noto al grande pubblico per le numerose interviste e soprattutto per la partecipazione alla trasmissione “Access Direct” dell’11 e 12 Maggio dell’emittente nazionale Antena 1, un uomo che porta avanti da anni una dura battaglia per diffondere questi segreti.
UN CIMITERO DI GIGANTI SOTTO UN MELETO
Tra le montagne dei Carpazi può capitare spesso che mentre si scava un pozzo o si stanno fissando le fondamenta di una casa ci si possa trovare ad aver a che fare con ossa dall’aspetto umanoide di dimensioni abnormi. Ossa che gli scienziati giunti sul posto definiranno sicuramente “non autentiche” e che quindi finiranno in qualche magazzino di reperti “non autentici”.
Il caso più macroscopico è accaduto qualche anno fa nel piccolo paese di Scăieni dove un agricoltore intenzionato a fare una piantagione di mele nei suoi campi si è trovato ad aver a che fare con un vero e proprio cimitero di giganti.
Come affondava la pala di qualche metro si trovava intralciato da resti di scheletri umanoidi che superavano i due metri e mezzo di altezza e che proprio non volevano saperne di lasciargli piantare le sue mele in pace.
Dopo aver dissotterrato un po’ di questi reperti chiaramente “non autentici” il meleto è stato infine piantato proprio sopra questa necropoli dei giganti.
UNA BASE ALIENA SOTTO LE MONTAGNE
Fenomeni sospetti tra i monti Bucegi presero a manifestarsi quasi un ventennio fa, un crescendo di eventi destinato ad attirare l’attenzione sia dei media che delle autorità.
Tra queste vette nel 1993 la terra iniziò a tremare ripetutamente terrorizzando le popolazioni del luogo. Presto ci si rese conto dell’inspiegabile singolarità di quei movimenti sismici che oltre a interessare soltanto una superficie troppo delimitata, si manifestavano solamente in una precisa fascia temporale intercorrente tra le 20 della sera e le 3 del mattino. Inoltre gli abitanti del luogo sostenevano che quando iniziavano queste scosse sismiche si poteva avvertire, l’eco di un rumore sordo risalire dal sottosuolo come se il pavimento stesse per crollare sotto i loro piedi. Ciò che rese il caso tristemente noto in tutta la Romania fu la ripetitività apparentemente inarrestabile del fenomeno: più di 100 scosse sismiche interessarono quella singola area prima di svanire per un decennio.
I geologi sotto l’impulso delle autorità romene e soprattutto del Pentagono presero ad analizzare la specificità di quel territorio e attraverso delle misurazioni con dei progrediti satellite di tecnologia bionica si cercò di identificare la struttura tellurica del luogo.
Si trovarono dinanzi a dati inspiegabili: Sembrava che sotto quelle montagne la terra fosse cava, ma il nucleo più profondo di quel vuoto terrestre pareva insondabile a ogni verifica. Una sorta di barriera respingeva ogni tentativo di accesso.
Nel 2002 il fenomeno riprese. I Bucegi tremarono nuovamente seguendo le medesime modalità e fasce orarie. Le autorità Romene e Americane ritennero che fosse giunto il momento di agire.
Nel 2003 si diede inizio alle trivellazioni della montagna dalla struttura sotterranea tanto insolita e dopo numerosi tentativi fallimentari un equipe di nazionalità mista raggiunse una singolare galleria sotterranea.
Parve subito evidente a tutti che ci si trovava dinanzi a una galleria artificiale: le pareti erano perfettamente lisce senza traccia di irregolarità naturale, l’aspetto faceva venire in mente un tunnel della metropolitana. La squadra proseguì per il ramo del tunnel che scendeva.
Prestò gli esploratori raggiunsero un’imponente porta che all’aspettò appariva di tipo scorrevole.
La squadra dovette però arrestarsi qualche metro prima del battente perchè si vedeva distintamente una parete luminosa in cui scorreva una qualche forma di energia sbarrare ogni accesso.
Si misurò che ci si trovava dinanzi a una scudo energetico di elevata tensione. Alcuni fonti sostengono che coloro che hanno tentato, con adeguate protezioni, di oltrepassare la parete siano morti di collasso cardiaco, mentre i tentativi di far passare oltre la barriera dei materiali non organici produsse la semplice polverizzazione istantanea di questi. Simili tentativi inconcludenti erano stati fatti in una missione esplorativa in Iraq dove il terreno presentava le medesime “anomalie geologiche” e anche in quel caso l’equipe americana si trovo sconfitta della barriera energetica.
In Romania l’epilogo fu differente poiché alcuni componenti dell’equipe dotati di una “determinata tensione energetica” che funzionava in “simpatia” con quella che vibrava nella parete luminosa riuscirono ad oltrepassare il varco dischiudendo così la successiva porta metallica.
Oltre a questo doppio sbarramento il tunnel si modificava sviluppando una struttura più complessa, fino a portare i visitatori all’ennesima barriera energetica di un colore verde pallido che funzionava con modalità simili alla prima.
Oltrepassata anche questa le fonti ci riferiscono che ci si trova dinanzi a una grande sala artificiale dalle misure inaspettate: di una lunghezza che pare aggirarsi intorno ai 100 metri, mentre un’altezza di 30.
Sulla stanza dominano alcuni tavoli dalla forma insolita e dall’altezza di due metri. Se mai un umano avesse potuto sedersi in una sedia adeguata avrebbe visto sopra delle iscrizioni che apparivano dei geroglifici in una lingua sconosciuta dalla forma cuneiforme. Gli unici simboli che gli esploratori riconobbero furono alcuni cerchi e quadrati. Poggiando le mani su questa simbologia aliena le pareti della stanza trasmettevano una serie inaspettata di immagini olografiche. Sembravano ai presenti immagini della terra e di altri luoghi non conosciuti. Attraverso tentativi ed errori i tavoli proiettarono una serie infinita di immagini ed iniziarono ad analizzare gli stessi presenti che poterono “vedere” le lastre accurate del loro corpo e la forma del loro DNA. Le testimonianze riferiscono che i computer alieni iniziarono a incrociare il DNA dei presenti con la specie aliena più adatta finché sullo schermo apparve l’Ibrido che sarebbe nato da questa unione.
Il luogo che assomigliava ad una stanza di analisi e raccolta dati fu battezzata dai visitatori “Sala delle Proiezioni”.
Coloro che proseguirono nell’esplorazione del luogo si trovarono alle prese con una galleria che apparentemente proseguiva ininterrottamente fino ad una stretta curva a 26°. Oltre la curva un’altra infinita galleria portava all’ennesima barriera. Oltrepassata anche questa l’equipe poté mirare quella che è poi stata battezzata la “Sala Grande”.
La sala era di dimensioni colossali, tanto da far perdere i riferimenti spaziali ai presenti ed era ben illuminata anche se i presenti non riuscivano definire la fonte di quella luce.
In questo spazio si sono trovate quelle che sono apparse come apparecchiature tecnologiche dalla forma sconosciuta di cui non si è riusciti a capire la funzione. Ciascuna di esse era collegata alle altre con dei fili bianchi traslucidi su cui passavano ad intermittenza degli impulsi elettrici.
BASI UFO SOTTERRANEE
Sono numerose e sparse per tutto il mondo le testimonianze da parte di militari e civili che parlano di avvistamenti di flottiglie o astronavi (UFO e USO) che emergono dal mare o dal sottosuolo e che farebbero pensare a vere e proprie basi aliene ubicate sottoterra. Dall’Himalaya al Pacifico, le EBE avrebbero scelto montagne impervie (come la zona di Kongka La nella regione del Ladakn al confine tra India e Cina) o isole distanti dal mondo occidentale ma vicine a territori di origine vulcanica, per l’insediamento delle proprie basi. Nel caso delle isole del Pacifico, secondo alcuni studiosi, il terreno vulcanico sarebbe un elemento di preferenza per gli alieni nella scelta del luogo dove insediarsi, probabilmente perché l’attività geotermica del sottosuolo può essere convertita in energia necessaria per le apparecchiature tecnologiche di cui dispongono gli extraterrestri nel sottosuolo.
Le isole Hawai, sarebbero dagli anni ’40 teatro di un impressionante numero di avvistamenti, come ricostruito da Corrado Malanga. Il ricercatore pisano ha ipotizzato l’esistenza di una base UFO anche nella Polinesia Francese, grazie a ricostruzioni raccolte in ipnosi regressiva condotta su addotti che indicavano l’atollo di Mururoa come sede di una base UFO in cui verrebbero effettuati esperimenti sui rapiti da parte di alieni “Serpenti”, probabilmente Rettiloidi. Proprio l’inavvicinabile Mururoa, inaccessibile non per le radiazioni che nonostante i test nucleari dei francesi sarebbero bassissime (!), ma teatro di avvistamenti UFO fin troppo numerosi… tanto che scienziati e militari (v. Guy Andronik, prospettore geofisico francese), avrebbero testimoniato la presenza di UFO di stanza sull’atollo in veste di “osservatori” degli esperimenti atomici.
Di basi impenetrabili si parla anche alle Fiji, terra di leggende legate agli Dèi “venuti dalle stelle” (tra tutti il Dio Serpente che ricorda in modo inquietante l’alieno di tipo Rettiloide dei giorni nostri) dove recentemente sarebbero emersi dal sottosuolo scheletri di Giganti sui due metri circa di altezza (assolutamente fuori misura per la tipologia degli abitanti del luogo), risalenti a tremila anni fa e ora conservati nel Museo diretto da Matararaba.
Così nelle Isole Salomone, come testimoniato da un militare della RAAF in pensione, Marius Boirayon, stabilitosi nel Pacifico, le tribù locali si tramandano da generazioni leggende di una stirpe di Giganti che vive in una città sotterranea. Ecco tornare il mito della Terra Cava e dei Giganti in sperdute isole dei Tropici nell’oceano Pacifico meridionale. Isole lontane, spesso di origine vulcanica, con basi militari controllate da americani o francesi. Gli indigeni raccontano anche di abduction violente da parte di esseri chiamati “Dragon Snake”, Serpente Dragone (un Sauro o un Rettiloide?). Dagli schizzi degli abitanti del luogo e da informazioni raccolte dallo stesso Boirayon nel museo locale di Guadalcanal è emerso che gli esseri che turbano le notti dei nativi delle Isole non sarebbero altri che Grigi, forse al comando della schiatta di Giganti che popola il sottosuolo dei Tropici.
IL MITO DI AKAKOR
Segreti che emergono dai 4 continenti. Verità scomode messe a tacere a forza. Ritrovamenti di scheletri di giganti a pochi metri l’uno dall’altro dalla Bolivia all’Iraq, dalla Sardegna alla Romania, dal Perù alla Cina lasciano poco spazio alla possibilità di anomalie genetiche, per esempio disfunzione alla ghiandola pituitaria, ma suggeriscono l’ipotesi di una razza con le stesse anomalie. I giganti hanno lasciato molte tracce sul nostro pianeta, basta saper e voler cercare. Dai miti ai ritrovamenti più o meno casuali in ogni parte del mondo - basta scavare per vedere affiorare ossa decisamente fuori misura per l’uomo inteso in senso accademico - emerge una realtà nascosta sotto il racconto del mito, ma anche nascosta letteralmente, sotto terra. Così descritti nel mito: esseri primordiali, divinità legate alla terra, dispensatori di sapere o al contrario creature demoniache e distruttrici. Esseri divini o semidei, spesso provenienti dalle stelle, da costellazioni lontane, ma compatibili con l’uomo, che si accoppiano con le figlie degli uomini (come descritto in Gen. 6, 1-4) generando razze intermedie, portatori di sapere oppure distruttori, etc. Il pensiero corre ai Titani, ai Ciclopi, ai Nephilim, agli abitanti della mitica Akakor, rete vastissima di 13 città sotterranee situata tra Brasile e Perù, che avrebbe avuto il suo apogeo ben 12 mila anni fa. Narrano le leggende degli indios che navi dorate scesero dal cielo, provenienti dalla costellazione di Schwerta, guidate da imponenti stranieri dalla pelle bianca, la lunga barba e sei dita dei piedi e delle mani. I Signori del Cielo costruirono la fortezza di Akakor, dove una luce innaturale (come nelle gallerie scavate nei meandri dei Monti Bucegi in Romania!) risplende all’interno delle città sotterranee, dove man mano che ci si inoltra scema la forza di gravità facendo fluttuare i corpi negli immensi corridoi scavati nel sottosuolo, mentre un ingegnoso complesso di canalizzazioni porta acqua e aria in profondità. Una civiltà altamente evoluta che avrebbe preceduto Maya e Atzechi e che sarebbe stata spazzata via da un diluvio…
CRANI DOLICOCEFALI
Molti dei giganti descritti nelle leggende hanno una caratteristica comune, il cranio allungato e retroverso, oppure bilobato. La dolicocefalia è una caratteristica che distingue anche alcune schiatte sacerdotali (Antico Egitto, Malta e Gozo, Sud America etc). Se si non ritiene possibile inserire una o più razze di giganti all’interno dell’evoluzione dell’uomo, forse non è irrazionale ipotizzare l’Interferenza aliena, ipotesi avvalorata dal racconto degli addotti secondo cui i tipi di alieni si dividono in molto alti o molto bassi. Le testimonianze degli addotti e i racconti di unioni tra giganti e umani se interpretate come veritiere ci permetterebbero di avanzare l’ipotesi che qualche alieno umanoide abbia lasciato le sue vestigia sul nostro piano esistenziale e/o dato vita a ibridi di altezza superiore alla media grazie all’unione con umani.
NORDICI E ALTI BIANCHI
Tra gi alieni molto alti di tipo umanoide ricordiamo gli Orange, gli Agarthiani, il tipo Nordico e poi gli Alti Bianchi passati alla storia dell’ufologia grazie alla testimonianza lasciataci da Charles Hall nella trilogia “Millenial Hospitality”. Hall, che prestò servizio ad Indian Springs in Nevada presso la Base Aerea Nellis come osservatore meteorologico a partire dal 1965 raccontò dell’esistenza di una base aliena scavata nel fianco della montagna dei Poligoni di Indian Springs, e abitata da alieni alti circa due metri, dalla pelle bianca, quasi perlacea, i capelli albini, gli occhi che cambiano colore con la luce passando dal blu al rosa. All’interno della base vi sarebbero stati anche i loro velivoli e un’astronave madre. Oltre agli Alti Bianchi, Hall sarebbe venuto in contatto con un’altra razza di alieni di tipo Nordico ma con soli 24 denti e le dita dei piedi leggermente palmate.
Articolo di Enrica Perucchietti e Paolo Battistel