Ricardo Gonzalez è nato a Lima, Perù, nel 1974 ed è uno dei contattisti, o come oggi vengono spesso definiti, experiencer, più famosi dell’America Latina. Ha scritto 12 libri e tiene conferenze in molti Paesi del mondo, raccontando le proprie esperienze con esseri extraterrestri di aspetto umano, ben disposti nei confronti della popolazione terrestre, che monitorano da molto tempo.
Lui li definisce degli antropologi cosmici che ci stanno aiutando a evolverci, tanto quanto noi aiutiamo loro nello stesso percorso di crescita. Della sua storia ce ne parla lui stesso in questa intervista, rilasciatami in Argentina, dove vive attualmente, il 15 gennaio 2014. L’intervista è stata realizzata grazie alla collaborazione e alla traduzione dallo spagnolo di Giorgio Piacenza, anche lui peruviano e membro dell’Exopolitics Institute diretto da Michael Salla.
Paola Harris: Quando è iniziato il contatto mentale? Hai visto qualcosa?
Ricardo Gonzalez: «Il mio primo contatto mentale fu all’età di 18 o 19 anni. Prima d’allora avevo fatto dei sogni e visto delle luci nel cielo. Non facevo parte di nessun gruppo di contatto, e studiavo statistica per fare carriera nel marketing».
P.H.: La sera prima di intervistare Luis Fernando (un contattista sudamericano. L’intervista verrà pubblicata suXTimes. NdR) ci fu molto rumore nella mia stanza. L’altra sera il telefono ha squillato, ma non era una chiamata… l’ho sentito squillare nella mia camera e si è verificata dell’attività paranormale prima dell’intervista.
Giorgio Piacenza: «Questo è successo quando hai intervistato Fernando?».
P.H.: Prima di intervistare Fernando c’è stato rumore, ma la scorsa notte, prima dell’intervista a Ricardo, il mio telefono ha squillato alle 2 del mattino, ma non era un vero telefono. Come se “qualcosa” stesse cercando di mettersi in contatto con me.
R.G.: «Prima di continuare il mio racconto voglio dirti qualcosa. Credo che anche tu, Paola, faccia parte di un programma con cui questi esseri vogliono veicolare messaggi più positivi. Te ne renderai conto tu stessa, perché sei una persona estremamente acuta. Per tornare alle mie esperienze, ne ho avute sin da quando ero bambino, ma i messaggi mentali cominciarono non prima dei 18, 19 anni. Il messaggio diceva: “Non interrompere la ricerca. Siamo esseri extraterrestri che si sono messi in contatto con te e più avanti potrai vederci fisicamente”. Io avevo ricevuto un’educazione più razionale. Mio padre era un esperto di informatica e mia madre era funzionaria di banca, quindi all’epoca non presi molto seriamente la cosa. Tuttavia, avevo la sensazione che fosse vero. Poi un altro messaggio mi invitò a salire sul tetto di casa mia. Vi salii accompagnato dalla mia famiglia, e improvvisamente apparve nel cielo un oggetto rosso intenso. In un primo momento con me c’era solo mio fratello Pepe, poi salirono anche i miei genitori e mia sorella Mariella. Il giornale El Comercio, di orientamento conservatore, molto serio, riportò (fatto molto raro) che quella notte si era visto un UFO. Era l’ottobre del 1993, lo ricordo bene».
P.H.: Eri in Perù?
Giorgio Piacenza: «Sì, eravamo entrambi a Lima. È lì che Ricardo mi ha incontrato sei anni fa. Gli dissi che su alcune cose
si sbagliava».
P.H.: L’ho chiesto perché ora siamo in Argentina…
R.G.: «Ora vivo in Argentina perché la mia compagna è argentina, anche se ha un background italiano. Mi accompagna in tutto il mondo ed è con me da molti anni. Dopo l’avvistamento del 1993 cercai di riprodurre il contatto e scoprii l’esistenza di tecniche di meditazione che possono aiutare. Riuscii a ripetere la ricezione dei messaggi e vi furono altre apparizioni UFO. Altri amici del quartiere vennero con me e facemmo degli avvistamenti. È interessante notare che questi contatti hanno avuto luogo nella stessa zona in cui avevano luogo quelli di Rahma, nel deserto di Chilca (Perù). Il gruppo di Rahma è iniziato con i fratelli Carlos e Sixto Paz (vedi intervista a Sixto Paz Wells, XTimes 64. NdR). La missione Rahma, o il gruppo di contatto Rahma fu un’organizzazione dal 1974 al 1991, che poi si sciolse ufficialmente. Le persone continuarono a partecipare, ma non era più un’organizzazione ufficialmente registrata».
P.H.: Credo che l’abbia chiamato anche gruppo di iniziazione, o di iniziazione spirituale…
R.G.: «No, non era un gruppo iniziatico, ma di contatto con gli extraterrestri. Forse Luis Fernando ha un approccio più iniziatico. Anche se la Missione Rahma si sciolse come organizzazione ufficiale, la gente ha continuato a riunirsi e ad avere esperienze. Li incontrai allora. Non partecipai a Missione Rahma quando era un’organizzazione con Luis Fernando e Sixto, ma nella fase più indipendente. Tuttavia, sono collegato a quell’agenda di contatto perché riguarda gli stessi esseri».
P.H.: Chi sono questi esseri?
R.G.: «Dopo il terzo contatto mentale e gli avvistamenti programmati, seguì il contatto fisico. Le prime esperienze, che erano necessarie per conoscere questi esseri, ebbero luogo attraverso attraverso porte dimensionali. Il termine “Xendra”, diventato famoso con i fratelli Paz, si riferisce ai portali temporali. Il mio unico timore è che gli Xendra siano più simili a ologrammi virtuali, non completamente fisici. Ne ho fatto esperienza molte volte e non credo che siano completamente fisici, ma ho sentito altri experiencer dire di aver viaggiato in luoghi diversi; a mio avviso questo è accaduto perché non hanno nessun punto di riferimento per fare il confronto. Ma quando ho sperimentato contatti fisici con gli esseri che erano atterrati, e sono stato persino in grado di toccarli, o quando sono stato fisicamente dentro la loro astronave, ho capito che si trattava di un’esperienza diversa dallo Xendra. Durante il mio ottavo contatto (non con un portale Xendra quindi), ho visto che questi esseri erano molto, molto alti. Erano apparentemente umani, sì… ma altissimi, probabilmente circa 7, 8 piedi. Il principale extraterrestre che mi ha contattato si è identificato come “Antarel”».
P.H.: Aveva una tuta spaziale intera? E i capelli erano biondi o scuri?
R.G.: «Aveva una tuta metallica aderente, intera. Non aveva pieghe. Solo il viso e le mani erano scoperti o visibili. I capelli erano di un biondo così chiaro da sembrare bianco platino. E molto sottili, come capelli d’angelo».
P.H.: Di che colore erano gli occhi?
R.G.: «Marrone chiaro, color miele. Pelle bianca di aspetto nordico e una figura sottile e atletica nel complesso. Il mento
era leggermente a punta».
P.H.: Hai foto di questi esseri?
R.G.: «Avrei voluto fotografare gli equipaggi dei velivoli, ma non hanno acconsentito. Mi hanno solo permesso di fotografare il loro velivolo mentre si avvicinava. Ho chiesto loro perché non mi fosse permesso, e loro mi hanno risposto con tre punti: in primo luogo, non è consentito in base al loro protocollo, che sarebbe compromesso se gli umani… La seconda ragione è che alcuni di loro possono sembrare ancora più umani di come sembrano normalmente, e non vogliono essere riconosciuti tra gli esseri umani della Terra, soprattutto intorno alle basi militari e altre attività del genere. Non perché stiano collaborando con governi e militari, ma perché stanno monitorando le cose, dal momento che stiamo per danneggiare noi stessi. Il terzo motivo è che se mi dessero il permesso di fotografarli, o mi dessero delle loro fotografie, io sarei in pericolo».
P.H.: Sì, lo capisco.
R.G.: «Come ho detto prima, in questi anni li ho visti fisicamente otto volte e in due occasioni, di comune accordo, sono andato all’interno delle loro navi. L’ ultima volta è stata sul Monte Shasta nel 2012, e il “padrone di casa” era Antarel, l’essere che generalmente è in contatto con me».
P.H.: Parlami del messaggio…
R.G.: «L’ho studiato per anni, confrontandolo con quello di altri esseri che lo hanno trasmesso tramite altri testimoni. Nel mio caso, sono in contatto con un gruppo di extraterrestri che non vengono con finalità negative. Sono una specie di sociologi e antropologi cosmici. Per questo hanno scelto di contattare la popolazione dell’America Latina… Se avessero contattato persone in Europa o Stati Uniti, forse avrebbero una prospettiva del contatto diverso, meno aperta perché si tratta di una cultura diversa». bero una prospettiva del contatto diverso, meno aperta perché si tratta di una cultura diversa».
P.H.: In America Latina è possibile una sorta di “connessione del cuore”?
R.G.: «Sì, è molto importante avere una connessione del cuore anche per questi esseri, perché ne hanno bisogno. Non sono interessati solo a un contatto mentale o tecnologico, ma anche emotivo. Questo tipo di contatto emotivo è ciò che maggiormente permette loro di crescere. Noi in questo modo li aiutiamo a crescere e, viceversa, loro aiutano noi a evolverci. La cosa complessa del contattismo è che nell’universo c’è di tutto, e hanno agende diverse. Credo che siamo tutti fondamentalmente d’accordo che il nostro mondo si trovi in una situazione di quarantena e sotto osservazione. Ma ovviamente sappiamo che ci sono interessi che stanno cercando di confondere la gente e promuovere un aspetto pauroso del contatto. Per questo, a mio modesto parere, il fenomeno dei rapimenti, i Grigi e l’intervento militare sono stati esagerati. È diventato un commercio…»
P.H.: È più di un business. In un certo senso è quello che Steven Greer ha definito “Ufologia al dettaglio”.
Ma da dove provengono questi esseri?
R.G.: «Molte persone dicono che provengano da Andromeda, ma Andromeda è una galassia e anche una costellazione, molto grande. O che vengono da Orione o dalle Pleiadi. E anche le Pleiadi e Orione sono delle costellazioni. Potrebbero provenire da un universo fisico, ma nella stessa frequenza del nostro, oppure oppure vengono da altre dimensioni? Nel mio caso, mi hanno detto che il luogo chiave da cui questi esseri mi stanno contattando è Mintaka… una stella della costellazione di Orione».
P.H.: Quindi pensi che vengano da un universo parallelo di cui raggiungi la frequenza? Per questo riesci a comunicare con loro?
R.G.: «Sono convinto che si tratti di un universo parallelo, che è anche un universo fisico. Questi esseri mi hanno spiegato di avere una base operativa su Alpha Centauri, tra gli altri posti».
P.H.: Ti hanno spiegato perché ti hanno scelto?
R.G.: «Questa è una buona domanda. Non mi considero una persona speciale e francamente non capisco perché mi abbiano scelto. Ci sono molte cose di questa situazione che non capisco. Forse hanno pensato che attraverso la mia testimonianza potessero raggiungere una maggior numero di persone. Da quando sono stato licenziato dal mio posto di lavoro, a causa di un’apparizione televisiva, ho viaggiato per il mondo per condividere la mia esperienza. Avevo ricevuto alcune comunicazioni mentali che mi avvisavano che ci sarebbe stata un’ondata UFO in Perù nel primo mese del 1999. L’ondata UFO si verificò e venni intervistato in diversi show televisivi. Questo obbligò l’Aeronautica peruviana ad aprire un Ufficio di ricerca sugli UFO per la prima volta. Fu proprio per via di una di queste interviste televisive che venni licenziato, perché l’avevano vista tutti!».
P.H.: Che lavoro facevi all’epoca?
R.G.: «Vendevo farmaci da prescrizione per un laboratorio internazionale».
P.H.: Eri un rappresentante farmaceutico.
R.G.: «Da allora ho viaggiato in tutto il mondo, condividendo le mie testimonianze con fisici nucleari e piloti provenienti da diversi Paesi, ecc. Mi sono persino sottoposto a test psichiatrici e grazie a Dio è andata bene».
P.H.: Oltre che sul Monte Shasta, in quali altri posti degli Stati Uniti sei stato?
R.G.: «In molti posti, ma, ovviamente, a causa delle esperienze che ho avuto il Monte Shasta è il mio preferito».
P.H.: Ma non ha mai parlato in conferenza. Non sei mai stato invitato?
R.G.: «Ho ricevuto molte e-mail che mi invitavano a delle conferenze, ma all’ultimo momento venivo tolto dall’elenco dei relatori, compreso l’UFO Congress in Nevada. Le mie esperienze mi hanno permesso di visitare 40 Paesi diversi, anche alcuni in cui non si parla spagnolo. Sono stato in diversi programmi televisivi, seguiti da milioni di persone, come Discovery Channel, ma purtroppo non sempre sono stati precisi, e non sempre è stato riportato fedelmente quello che ho detto. Ho la sensazione che i messaggi di questi esseri siano stati bloccati negli Stati Uniti».
P.H.: La gente non capisce che esistono alieni di tipo umano. Pensano che stai canalizzando, che siano tutte
sciocchezze. Negli Stati Uniti si crede che questo tipo di contatto non sia valido. Lo vedono come una specie di strana canalizzazione o roba del genere. Non c’è una cultura di alieni di aspetto umano.
R.G.: «Rispetto tutti i contatti che possono aver avuto luogo, ma dopo aver partecipato ad alcune conferenze nel mondo, suggerirei prudenza. Prudenza con la canalizzazione, che in molti casi è diventata più simile a una fede. Tu, Paola, vuoi fare ricerca, e lo capisco. Hai incontrato Allen Hynek e sai com’è cominciato tutto. Il primo contatto è avvenuto con alieni di tipo umano, e i messaggi erano positivi. Ha avuto luogo negli anni ‘40 e ‘50. Ma dal momento che le potenze mondiali e la US Air Force hanno cominciato a fare ricerca a riguardo, la situazione è cambiata e si è distorta. E tutto questo indipendentemente dal caso Roswell, la testimonianza di Philip Corso e altri casi. Nell’universo c’è di tutto ovviamente, ma i Paesi chiave come gli Stati Uniti sono stati bloccati in modo che non si sapesse la verità su queste cose. Chi di noi è stato contattato da questi esseri di aspetto umano non poteva raggiungere la cultura americana, ma gli ET avevano un altro piano, un piano “B”. Poi ho cominciato a ricevere messaggi diversi, in cui mi è stato comunicato che il Dr. Michael Salla e Paola Harris erano parte di questo piano per cercare di aumentare la consapevolezza di quello che sta succedendo in questa cultura. Per questo ho acquistato il libro del Dr. Salla e anche i tuoi libri, Paola, per cercare di capire come pensasse la gente e cosa stesse accadendo».
P.H.: E qual è il messaggio di questi esseri agli abitanti della Terra?
R.G.: «Che il mondo non sta andando in rovina e non sta per essere distrutto, ma piuttosto si sta riconfigurando. Io sono stato la prima voce critica sulla questione 2012, non solo sul fatto che non ci sarebbe stata una catastrofe, ma anche che non ci stavamo per trasferire nella quarta dimensione e tutti i nostri problemi sarebbero finiti. Gli Esseri ci hanno detto che il 2012 è stato l’inizio di un ciclo biologico di collegamento graduale con un’altra realtà che include la comunità cosmica. Questo lasso di tempo durerà per circa 400 anni e coincide con il Quattordicecimo Ciclo dei Maya. Ma i primi 13 anni, fino al 2025, saranno gli anni cruciali perché venga stabilito il contatto. Durante questo periodo, o transito, potremmo dover affrontare situazioni estremamente difficili nel mondo. Ora sto scrivendo il mio tredicesimo libro su questa situazione in evoluzione, e che coinvolge anche il Vaticano. Sarà basato sui messaggi provenienti dai contatti extraterrestri, che contengono elementi verificabili. C’è un futuro di speranza, ma alcune vecchie strutture devono trasformarsi. Vorrei dire alla gente di non avere paura, perché la paura è l’antitesi dell’amore; ci paralizza e ci impedisce di prendere le decisioni giuste. Dobbiamo aprire la coscienza per reagire, e per creare un futuro migliore. Gli extraterrestri possono aiutarci, ma non potranno mai risolvere i nostri problemi. Il vero contatto è con noi stessi».
P.H.: Il livello di evoluzione dipende dalla reincarnazione?
R.G.: «Ti risponderò con le parole che ci hanno comunicato questi esseri tempo fa: nel mondo c’è più bene che male, ma il male è meglio pubblicizzato».
P.H.: Questa intervista andrà sul mensile italiano XTimes. C’è poco spazio per queste cose negli USA.
R.G.: «Lo so. Mi dispiace sentirlo, ma avete il nostro e il “loro” sostegno».
A cura di Paola Harris
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