5 settembre 2014

STRANGER AT THE PENTAGON - IL FILM E IL CASO

Cari amici, sul numero di XTimes di settembre, fra i molti articoli che spero troverete di vostro interesse, avrete modo di leggere l’intervista a un regista americano, Craig Campobasso, che ha appena realizzato un cortometraggio imperdibile per ogni appassionato di ufologia. Il film, “Stranger at the Pentagon” è ispirato alla storia di contatto ET raccontata nel libro omonimo, scritto da Frank Stranges. Probabilmente molti di voi avranno sentito parlare di Valiant Thor, l’alieno di aspetto umano, o presunto tale, che negli anni ’50 sarebbe atterrato sul suolo statunitense con il proprio velivolo, accompagnato naturalmente da alcuni membri dell’equipaggio, e sarebbe stato ricevuto (e ospitato) al Pentagono. 


Ai tempi il Presidente USA era Eisenhower. Qui però non stiamo parlando del famigerato “patto con gli alieni”, avvenuto in seguito al presunto incontro di questo Presidente con la delegazione di un’altra razza di “visitatori”. Questa è tutt’altra storia e, nonostante abbia avuto meno risonanza, è anche più documentata. Questa è la stoia, se vera, di una delegazione extraterrestre che voleva salvare il mondo e finì per doversene andare. Campobasso è stato amico del compianto Frank Stranges e, affascinato da questa vicenda, ha deciso di farne un film, in programma proprio in questi giorni all’International Film Festival di Burbank. L’ho intervistato questa estate, grazie al contatto di Paola Harris, che non potrò mai ringraziare abbastanza per l’amicizia, il sostegno e l’incoraggiamento che non ha mai fatto mancare a me e alla mia redazione in tutti questi anni.

Di seguito riporto un piccolo stralcio dell’articolo che trovate su XTimes di settembre. Buona lettura!


L’alieno che voleva salvare il mondo      

di Lavinia Pallotta

C’era una volta un alieno che voleva salvare il mondo, il nostro mondo, ma andò al Pentagono… Questa storia potrebbe cominciare così. La fine la conosciamo: non ci riuscì. In ufologia esiste un caso che se fosse vero sarebbe stupefacente, che ha più di un testimone, ma se ne discute poco. È quello del comandante spaziale Valiant Thor, l’extraterrestre che, alcuni sostengono, atterrò con il proprio velivolo Victory One ad Alexandria, in Virginia, venne condotto alla presenza dell’allora Presidente Eisenhower e il vice Presidente Richard Nixon (era il 1957) per discutere il futuro della Terra, e rimase ospite per tre anni, nel tentativo di aiutare l’umanità a risolvere i problemi che l’affliggevano. Dal momento che quei problemi ci affliggono tuttora, anche senza conoscere i dettagli della vicenda possiamo immaginare che quei consigli non vennero seguiti. Valiant Thor, secondo quanto riportato da alcuni testimoni, veniva da Venere, pianeta dove il suo popolo viveva sottoterra, era di aspetto umano ma privo di impronte digitali e ombelico, poteva parlare ben 100 lingue fluentemente e apparteneva a una specie che godeva di una vita media di 490 anni.

VALIANT THOR (SEDUTO A DESTRA CON I FOGLI IN MANO) E I DUE SUOI COMPAGNI ALIENI A FIANCO

Di Valiant Thor e dei suoi compagni esisterebbero delle foto, mai smentite, che lo ritrarrebbero in abiti civili dell’epoca, in compagnia di altri terrestri. Tra coloro che parlarono di lui è d’obbligo ricordare l’ingegnere e geologo statunitense Philip Schneider, che molti conosceranno per le sue dichiarazioni in merito alla costruzione di bunker sotterranei segreti da parte del governo americano, costruzione a cui lui avrebbe partecipato, e alla collaborazione, spesso tesa, tra militari e scienziati statunitensi con alcune razze aliene come i Grigi. Schneider, che stanco della segretezza si era impegnato in una serie di conferenze pubbliche dove esponeva progetti e intenzioni piuttosto inquietanti da parte delle élite americane, venne trovato morto, in circostanze sospette (vale a dire venne ammazzato), nel suo appartamento il 17 gennaio 1996, e la cosa venne fatta passare per suicidio. Chi però venne maggiormente coinvolto dal comandante spaziale fu il Dr. Frank Stranges, autore del libro famoso Stranger at the Pentagon, e fondatore del NICUFO (National Investigations Committee on UFO’S), che avrebbe avuto diversi contatti con il venusiano. A sostegno di questa storia si dichiarò anche un membro del Project Blue Book, Harley A. Byrd, nipote di un Ammiraglio della US Navy. Byrd scrisse la prefazione del libro di Stranges (vedi box in questo servizio) e lavorò al Pentagono nel periodo di permanenza del visitatore spaziale.

Fu Paola Harris a parlarmi, tempo fa, del progetto di un filmaker americano di trasporre questa storia incredibile in un film. Lo scorso luglio stavo parlando con lei su skype quando quel filmaker le telefonò. A un certo punto Paola interruppe la telefonata e mi chiese: “Lavi, ti andrebbe di intervistare Craig?”. Io risposi che sì, certo, mi sarebbe piaciuto un sacco. Si tratta di Craig Campobasso, regista statunitense che ha lavorato anche con Ezio Greggio (ci ha tenuto a specificarlo, perché ama l’Italia e considera Greggio un amico) e quando l’ho intervistato si trovava in fase di post produzione del cortometraggio Stranger at the Pentagon, ispirato al libro del Dr. Frank, come lo chiama lui, suo amico e purtroppo non più tra noi. La vicenda di Valiant Thor è complessa e importante e torneremo a parlarne con maggiori approfondimenti, anche riguardanti le immagini, su queste pagine. Ora preferisco lasciare la parola a Campobasso, il cui cortometraggio, selezionato per il Burbank International Film Festival, credo attirerà molta attenzione.

Lavinia Pallotta: Il tuo nuovo film si occupa di una storia molto intrigante, e se vera, anche importantissima. Ti interessa l’ufologia in generale oppure questo è un caso speciale?

Craig Campobasso: «Non mi sono mai interessato agli UFO fino ai 25 anni, quando ho avuto un risveglio di consapevolezza. Allora lessi il libro Stranger at the Pentagon negli anni ’80 e poi incontrai il Dr. Frank E.
CRAIG CAMPOBASSO
Stranges, l’autore del libro, nel 2001. Diventammo amici. Per farla breve, c’era un signore che voleva che se ne facesse un film, e il Dr. Frank mi chiese di incontrarlo, in virtù della mia esperienza nel campo cinematografico. Accettai, ma le cose non andarono bene, e mi resi conto che il Dr. Frank era molto dispiaciuto, perché il suo sogno era di vedere trasposto in film questa storia. Così per un po’ di anni mi interessai al caso, ascoltando i racconti, e poi cominciammo a buttar giù una sceneggiatura, finché, un paio di anni fa, decisi che ne avrei fatto un cortometraggio, in cui mostrare i punti salienti della vicenda. Abbiamo appena passato la selezione ufficiale per il Burbank International Film Festival, che si terrà a settembre a Burbank, in California. Quindi attualmente siamo impegnati a terminare il film. Abbiamo da poco divulgato la locandina ufficiale sul sito, www.strangeratthepentagon.com, dove si possono trovare dei video e altre info. La storia principale parla di un alieno di aspetto umano ma privo di ombelico, né impronte digitali. Venne qui nel 1957 con l’intento di condividere con il presidente Eisenhower  e il vice Richard Nixon un piano per migliorare la situazione sulla terra, quindi risolvere i problema della povertà, migliorare la vita, e si trattava di un progetto da avviare con l’aiuto degli Stati Uniti e poi da diffondere in tutto il mondo. S’incontrò con Eisenhower e viene subito trasferito in un appartamento sotto il Pentagono per tre anni. Alla fine gli altri Poteri in essere vi si opposero, perché il progetto avrebbe portato all’eliminazione dei medici, del sistema farmaceutico, ecc. e sovvertito l’ordine economico. Ho chiesto al Dr Frank se lui sapesse esattamente in cosa consistesse quella proposta, o progetto. Ho sempre trovato la storia affascinante, ma quando guardo le foto di Valiant Thor, scattate da un fotografo in pensione dell’Aeronautica, e delle altre persone con lui (gli altri comandanti e Jill, la moglie di uno di loro), qualcosa risuona dentro di me. In novembre assieme a Paola Harris mostreremo il film in anteprima, in una opening night. Il 14 novembre faremo un panel a Giant Rock, il luogo storico d’incontro dei contattisti negli anni ’50 e ’60. Una specie di space convention con migliaia di persone».

(Continua su XTimes di settembre…)


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