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Tra pochi mesi, gli occhi del mondo “alternativo” saranno tutti puntati su Roswell, per il 70esimo anniversario di quello che è ritenuto il più famoso crash di un disco volante della storia. Un episodio davvero molto celebre, avvenuto all’inizio del luglio 1947, vicino a questa cittadina del New Mexico, sul quale è stato scritto tutto e il contrario di tutto. Ma ora arriva una nuova testimonianza. A pubblicarla, è stato il quotidiano britannico Express.CO.UK, riportando come fonte il MUFON. La più vasta organizzazione ufologica del mondo ha ricevuto il resoconto di un sedicente ingegnere in pensione (anonimo) che avrebbe a sua volta ottenuto rivelazioni choccanti sul caso Roswell da un saldatore (anonimo anche lui) ormai scomparso da decenni. Quell’uomo avrebbe avuto il compito di tagliare la lamiera di uno strano oggetto dentro il quale avrebbe visto due cadaveri ancora più strani. Una storia intrigante, senza prove però. E senza un nome e un cognome per poter effettuare una verifica.
Ma ecco nel dettaglio cosa sostiene il testimone che si è rivolto al MUFON. Nel 1969, quando si trovava nel campus dell’Università della California a Santa Cruz, fu incaricato di indagare su una serie di avvistamenti UFO avvenuti in zona. Non venne a capo di molto, ma- scrive- “dal momento che era un piccolo campus e tutti sapevano quel che accadeva, ebbi l’involontaria reputazione di esperto di UFO”. E così, tramite un amico, venne messo in contatto con quell’operaio che aveva lavorato a Roswell subito dopo la Seconda Guerra Mondiale e che sembrava sapere cose pazzesche.
1947, IL GIORNALE DI ROSWELL PARLA DELLO SCHIANTO DI UN DISCO VOLANTE |
Era il 1970. L’uomo, di professione saldatore, gli raccontò che 23 anni prima era addetto alla riparazione dei velivoli nella base dell’USAF del New Mexico. Un giorno, gli dissero di prendere con sé la fiamma ossidrica e lo portarono nel deserto dove si trovò di fronte ad una scena difficilmente dimenticabile: “Raccontò che c’era un camion stracarico di rottami e ovunque soldati a carponi che raccoglievano ogni pezzettino e lo mettevano in sacchi di tela. Guidarono ancora per un po’ oltre i rottami e arrivarono dove c’era un altro gruppo di persone in piedi attorno ad un Oggetto Volante Non Identificato intatto.”
La testimonianza indiretta prosegue: “Disse che la vegetazione era stata tirata giù, a dimostrazione che l’oggetto era slittato sul terreno e si era infilato in un terrapieno con la parte posteriore leggermente sollevata dal suolo. Descrisse il veicolo con un diametro di 25/26 piedi (ovvero quasi 8 metri) con una grande cupola in cima. Era del colore del tè leggero con una finitura brunita. A suo dire, non c’erano segni di saldatura, cuciture o giunti e tutti i bordi avevano un raggio interno o esterno. Non c’erano finestre visibili o aperture.”
Stando al racconto del saldatore, a quel punto gli chiesero di fare un buco nella cupola sufficiente per far passare un uomo. Così iniziò a tagliare la superficie usando la fiamma ossidrica. “Disse che la lega era molto dura e doveva procedere lentamente, anche se il materiale era sorprendentemente sottile. Cercò di curvare il metallo mentre lo tagliava, ma la lamiera tornava indietro alla sua forma originale senza neanche una piega. Terminò il taglio, mise da un lato il metallo e guardò dentro la cabina di pilotaggio per qualche secondo prima che gli intimassero di allontanarsi.”
Ma quei pochi attimi gli sarebbero bastati per capire cosa ci fosse dentro a quell’ oggetto precipitato. “Disse che era difficile vedere in profondità per via del riverbero delle torce e perché l’abitacolo era pieno del fumo prodotto dalla fiamma ossidrica. Ma affermò di aver visto due creature che sembravano morte. C’era un forte odore di ammoniaca. Descrisse i due esseri alti circa 4 piedi (1,2 metri), ma era difficile stabilirlo perché erano piegati in due. Indossavano quelle che definì aderenti tute di volo purpuree che gli ricordavano dei lustrini. Le teste che vide erano quelle che ora noi attribuiamo ai Grigi. E disse che per quanto vedeva lui non c’erano strumentazioni.”
Il viaggio di ritorno non fu piacevole. Gli fu subito ordinato il massimo riserbo su quanto aveva visto. Una volta arrivato alla base di Roswell, quando ormai era buio, fu scortato da guardie armate in un palazzo per un briefing. “Mi riferì che a quel tavolo c’erano molti alti ufficiali insieme a quattro o cinque uomini in abiti civili. Gli dissero di non parlarne mai con nessuno, come se si trattasse di un segreto di Stato e che se lo avessero scoperto a divulgare qualcosa avrebbe trascorso il resto della sua vita in cella o anche peggio. Lo spaventarono a morte e io e il mio amico eravamo le uniche persone alle quali aveva parlato a 23 anni da quell’evento.”
Nella sua relazione, l’ex ingegnere spiega di aver promesso a quell’uomo di mantenere il silenzio fino alla sua morte, avvenuta alla fine degli anni ‘80. Ma perché, allora, poi non ne ha parlato e ha aspettato decenni prima di rivolgersi al MUFON? Sembra di capire che in passato abbia provato a metterne al corrente altri investigatori, ma senza molto successo. “Credo che abbiano dubitato della mia credibilità”, ammette.
UNA RICOSTRUZIONE GRAFICA DEL PRESUNTO “UFO CRASH” |
Nel ricostruire le sensazioni provate nel corso di quella lunga chiacchierata, il testimone anonimo aggiunge: “Durante l’intervista, non ho mai percepito nulla di anomalo nella sua presentazione o nel suo modo di fare. Mi ha fornito molte più informazioni rispetto a quelle che vi ho dato, ma sono trascorsi quasi 50 anni e le ho dimenticate. Penso però che stesse raccontando la verità”, è la sua convinzione.
Che pensare di questa testimonianza per interposta persona? A distanza di tanti anni, che valore può avere? Come escludere che si sia solo frutto dell’immaginazione o che dietro al sedicente “ingegnere in pensione” non si nasconda un truffatore o anche solo un simpatico burlone? Nessun elemento può dimostrare la veridicità di questo racconto. Suggestivo, ma senza riscontri di alcun tipo. Lo stesso MUFON riconosce di ricevere spesso materiale completamente falso e promette di investigare per far luce su questo report che potrebbe- se fosse invece tutto vero- stravolgere la nostra storia.
Sabrina Pieragostini Extremamente.it
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3 commenti:
Non sono molto pratico ma, spero di poter esprimere il mio pensiero. E' una vita che si sente parlare dell'incidente di Roswell. Non è che non ci creda ma, mi sono sempre chiesto come può un mezzo che viene da un altro mondo, a precipitare. Questi esseri, hanno qualche miliardo di anni di tecnologia in più rispetto a noi. Non credo che la parola precipitare per caso rientri nel loro vocabolario. I due esseri morti, che ogni tanto ne vediamo la loro autopsia, credo si tratti di " GRIGI " creati in laboratorio. Allora cosa significa ciò, per me l'incidente è stato voluto da loro, se non altro per far sapere al nostro mondo che non siamo unici nell'universo. Un altro motivo potrebbe, essere studiati. Loro, con la propria tecnologia possono prelevarci e studiarci. Noi " TERRICOLI " come avremo potuto fare la stessa cosa ? Ammetto che può sembrare un'idiozia ma, è un'idea che ho sempre avuto. Totonno
Altro che idiozia, Totonno. La tua idea secondo me è geniale e, per quanto mi riguarda, ne sono rimasto suggestionato: è come se tu avessi portato un po' di luce e l'hai fatto semplicemente, così, come se fosse una cosa da poco. E invece non è una cosa da poco, hai cambiato la mia prospettiva.
Buona sera, forse non tutti sanno che il cosiddetto incidente di Roswell e altri in Russia per esempio, è stato voluto da Fratelli Cosmici per aiutarci a progredire. I due "Grigi" trovati all'interno, avevano già terminato la loro lunghissima vita e si sono prestati di fornire risposte e tecnologia al nostro Mondo. Ciao e buona serata
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